Facebook copia Faround
Faround individua dove ti trovi, si ricorda i tuoi gusti, ti segnala negozi,bar e ristoranti vicino a te, ti riferisce i giudizi dei tuoi amici.
Nel 2012 i milanesi la propongono a Facebook, i californiani la prendono in esame.
Per verificare se funziona e se corrisponde alla loro policy. E poco dopo invece di arruolare Faround se ne escono con una app loro, praticamente identica, che chiamano Nearby.
Anche i loghi si assomigliano.
Faround l’hanno messa in piedi quattro ragazze, due milanesi e un abruzzese e un pugliese.
La società di Zuckerberg, con le sue centinaia di cervelloni nella megasede di Menlo Park, ha scopiazzato l’idea dei ragazzi di Cassina de’ Pecchi.

I giudici parlano di «univoci e concordanti indizi» che si sia trattato di un plagio bello e buono; a partire dal tempo incredibilmente breve che scorre tra il giorno in cui gli italiani presentano agli americani il prototipo definitivo di Faround, alla fine di agosto, e il lancio da parte di Facebook della app sovrapponibile, il 18 dicembre, troppo poco per sviluppare qualunque progetto autonomo.
Facebook dopo che la sentenza è divenuta definitiva si è precipitata a rimuovere Nearby, anche perché altrimenti avrebbe dovuto pagare a Business Competence cinquemila euro al giorno; una seconda causa stabilirà il risarcimento che gli americani dovranno versare per il danno già fatto.
I milanesi useranno anche quei soldi come gli altri che guadagnano: per creare e lanciare nuove idee come le ultime nate, Dogalize e Swascan, che parlano agli antipodi dell’utenza (la prima è una community per padroni di cani e gatti, la seconda una piattaforma di sicurezza per l’information technology).
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